Ipertensione, una condizione che interessa il 30% della popolazione dei paesi industrializzati e che rappresenta un serio rischio cardiologico. I valori di pressione normale a riposo sono compresi tra 110 e 135 di massima e tra 60 e 85 di minima, valori più elevati sono indice di ipertensione. Bisogna tuttavia precisare che una misurazione che rilevi valori più elevati non è di per sé significativa in quanto questi potrebbero essere giustificati da situazioni particolari, come ad esempio una temperatura ambientale eccessivamente rigida. È quindi necessario, in caso di valori anomali, ripetere la misurazione in tempi successivi, anche più volte nella stessa giornata a nei giorni successivi e, se i valori riscontrati continueranno ad essere elevati, solo allora si potrà parlare di ipertensione. In tal caso, è necessario rivolgersi al proprio medico.
A parte questa considerazione, le cause dell’ipertensione vanno ricercate per lo più nello stile di vita e, quindi, anche nella'liemtazione. Da sempre si raccomanda di utilizzare poco sale, addirittura di eliminarlo, considerando che per le necessità dell’organismo è più che sufficiente la naturale salatura degli alimenti, e quindi di sostituirlo che lo spezie che, oltre a conferire agli alimenti un universo di sapori ancora sconosciuti ai più, in molti casi sono dotate di proprietà curative da non sottovalutare.
Ora, un recente studio condotto dai ricercatori del Saint Luke's Mid America Heart Institute di Kansas City, pubblicato recentemente sulla rivista American Journal of Cardiology, sembra evidenziare che anche lo zucchero fa la sua parte, avrebbe una correlazione molto stretta con l’ipertensione, in quanto stimolerebbe l’ipotalamo provocando l’incremento del battito cardiaco e della pressione del sangue. Gli zuccheri maggiormente responsabili sono quelli raffinati, il classico zucchero che si utilizza tutti i giorni per zuccherare le bevande calde, il caffè in particolar modo, ma anche quello presente nelle bevande gassate, quasi tutte zuccherate, oltre a quelli nascosti nei vari prodotti confezionati.
Questi zuccheri, oltre a provocare i ben noti picchi glicemici, che in qualche modo rappresentano l’anticamera del diabete di tipo 2, sarebbero responsabili anche di picchi di ipertensione che, come è noto ai più ormai, sono un vero attentato alla salute, perché rappresentano un serio fattore di rischio per infarto e ictus. Lo zucchero, quindi, viene così associato ad un rischio cardiovascolare, al pari del sale e di altri alimenti, per cui è necessario considerare seriamente l’opportunità di ridurre drasticamente l’utilizzo dello zucchero raffinato che, oltre tutto, rappresenta anche un pericolo per la salute in generale.
I bevitori di caffè dovranno rassegnarsi ad abituarsi a berlo amaro, cosa niente affatto difficile, in quanto riducendo gradatamente la quantità di zucchero, in poco tempo si imparerà ad apprezzare la classica tazzina italiana anche al naturale, come del resto fanno già i tanti che amano definirsi i veri intenditori di caffè. Secondo i ricercatori statunitensi, è quindi meglio tagliare lo zucchero piuttosto che il sale, anche se poi tagliare entrambi probabilmente è la soluzione migliore.
Il consiglio è quello di adottare una dieta più sana, basata su frutta e verdura, cereali integrali e legumi, tutti alimenti naturali che, oltre tutto e contrariamente a quanto si possa immaginare, sono dotati di un potere nutrizionale che non ha nulla da invidiare ad altri alimenti di derivazione animale come carne, pesce, formaggi, uova e latte.
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A parte questa considerazione, le cause dell’ipertensione vanno ricercate per lo più nello stile di vita e, quindi, anche nella'liemtazione. Da sempre si raccomanda di utilizzare poco sale, addirittura di eliminarlo, considerando che per le necessità dell’organismo è più che sufficiente la naturale salatura degli alimenti, e quindi di sostituirlo che lo spezie che, oltre a conferire agli alimenti un universo di sapori ancora sconosciuti ai più, in molti casi sono dotate di proprietà curative da non sottovalutare.
Ora, un recente studio condotto dai ricercatori del Saint Luke's Mid America Heart Institute di Kansas City, pubblicato recentemente sulla rivista American Journal of Cardiology, sembra evidenziare che anche lo zucchero fa la sua parte, avrebbe una correlazione molto stretta con l’ipertensione, in quanto stimolerebbe l’ipotalamo provocando l’incremento del battito cardiaco e della pressione del sangue. Gli zuccheri maggiormente responsabili sono quelli raffinati, il classico zucchero che si utilizza tutti i giorni per zuccherare le bevande calde, il caffè in particolar modo, ma anche quello presente nelle bevande gassate, quasi tutte zuccherate, oltre a quelli nascosti nei vari prodotti confezionati.
Questi zuccheri, oltre a provocare i ben noti picchi glicemici, che in qualche modo rappresentano l’anticamera del diabete di tipo 2, sarebbero responsabili anche di picchi di ipertensione che, come è noto ai più ormai, sono un vero attentato alla salute, perché rappresentano un serio fattore di rischio per infarto e ictus. Lo zucchero, quindi, viene così associato ad un rischio cardiovascolare, al pari del sale e di altri alimenti, per cui è necessario considerare seriamente l’opportunità di ridurre drasticamente l’utilizzo dello zucchero raffinato che, oltre tutto, rappresenta anche un pericolo per la salute in generale.
I bevitori di caffè dovranno rassegnarsi ad abituarsi a berlo amaro, cosa niente affatto difficile, in quanto riducendo gradatamente la quantità di zucchero, in poco tempo si imparerà ad apprezzare la classica tazzina italiana anche al naturale, come del resto fanno già i tanti che amano definirsi i veri intenditori di caffè. Secondo i ricercatori statunitensi, è quindi meglio tagliare lo zucchero piuttosto che il sale, anche se poi tagliare entrambi probabilmente è la soluzione migliore.
Il consiglio è quello di adottare una dieta più sana, basata su frutta e verdura, cereali integrali e legumi, tutti alimenti naturali che, oltre tutto e contrariamente a quanto si possa immaginare, sono dotati di un potere nutrizionale che non ha nulla da invidiare ad altri alimenti di derivazione animale come carne, pesce, formaggi, uova e latte.
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